L'attuale Dalai Lama, il 14°, Tenzin Gyatso, per gli amici "Oceano di Saggezza" ha annunciato che nel giro di sei mesi, forse approfittando di una finestra pensionistica che solo lui può vedere dall'alto della sua illuminata visione, andrà in pensione.
Lo dice con la serenità di chi ha fatto il muratore per 40 anni ed invece è stato la figura più rappresentativa del buddismo tibetano, praticamente l'equivalente del Papa, ma senza tutti quei bei vestitini firmati addosso. Premio Nobel nel 1989 per la resistenza non violenta contro la CIna, che considera il suo paese, nè più nè meno come noi consideriamo la Val D'Aosta: un bel posto in cui fare le escursioni in montagna, non certo il centro di irradiazione di una fede che mal si combina con gli ideali totalitari del regime cinese.
Poichè il Dalai Lama è sempre stato scelto come reincarnazione del suo predecessore (ricordate il film Kundun di Scorsese?), identificata attraverso segnali mistici e premonitori, fa particolare scalpore l'idea che il Dalai, si dimetta. Non vi dico quanto il fatto che lui pensi che il prossimo Dalai potrebbe essere una donna, anche attraente, possa essere rivoluzionario per un paese che si fonda su tradizioni millenarie.
Eppure, pare sia tutto vero. In realtà si tratta veramente di una furbata bella e buona. Dimettersi e designare una donna sarebbe un doppio schiaffo ai tentativi di intrusione cinese. I cinesi infatti custodiscono in una cella di sicurezza il 15° lama predestinato e per loro vedere un nuovo lama designato in autonomia e per giunta donna, in spregio alla volontà cinese sarebbe un affronto inaccettabile.