mercoledì 3 novembre 2010

Arte Moderna?

Il marito: «Scusa ma che ci fa un’opera di Kounellis nel bel mezzo della mostra di Licini?». Risposta della moglie: «Ma che Kounellis! Non vedi che ci cade davvero l’acqua nella bacinella? Piove dal soffitto!». Ancora il marito: «Quanto scommettiamo, non vedi come è transennata l’area? Questa è arte povera cara mia, è tutto spiazzamento, elevazione dell’oggetto comune ad opera d’arte».

Intervento (salvifico e accompagnato da sorrisino imbarazzato) di un’addetta alla sala: «Signori, in effetti, la galleria si scusa perché questo è uno spazio nuovissimo e appena riqualificato, ma con tutta questa pioggia sgocciola acqua dal soffitto e siamo costretti a raccoglierla in una bacinella».


Ho da sempre difficoltà a gestirla, l'arte moderna. Mi dicono che devo lasciarmi andare e percepire l'emozione che trasmette, senza soffermarmi sull'oggetto artistico in sè.
Ma il più delle volte l'unica emozione è frustrazione da presa per il culo.
Cui subentra il secondo sintomo classico: il dubbio che quell'opera avrei potuto metterla assieme anch'io. Se ci riesco con i mobili dell'Ikea, posso farcela anche con la maggior parte delle installazioni d'arte povera.

Certo a me manca il lampo del genio. O forse il tempo di grattarmi la pancia e pensare a come mettere nel sacco i poveri fruitori dell'opera...

lunedì 1 novembre 2010

Live Responsibly

Ripartire è la parola d'ordine. Ero tornato dalla vacanze con un braccio quasi funzionante e una discreta voglia di fare. Mi sono messo a dieta e mi sono iscritto in palestra. Niente di particolare, un pò di cyclette e tapis roulant con camminata veloce, che le mie povere ginocchia scricchiolano come quelle di pinocchio quando è in burattino mode. Poi mi misurano la pressione e la trovano alta (come sempre del resto) e parte un turbillon di esami clinici nei quali si scopre che il colesterolo di una ventenne, la glicemia di adamo, prima della mela, il cuore batte preciso anche sotto sforzo. Mi dicono che non devo bere fumare usare poco sale fare più moto e mangiare meno. Tutte cose che già faccio.
Unico disturbo un certo prurito al petto dovuto alla depilazione forzata per fare l'esame: mi sta crescendo uno zerbino sul torace, nel quale comporrò la parola W E L C O M E. Il lavoro mi pesa un pò non in quanto tale ma perchè per ragioni organizzative son sempre da solo e i dialoghi più lunghi sono con i fornitori che sollecitano i pagamenti. Non mi lamento, ci mancherebbe: il lavoro ce l'ho, non è a rischio e pago il mutuo in scioltezza. Ma mi si è fermato lo slancio. Persi 8 chili in un mese e mezzo e raggiunto un accettabile stato di forma e di umore, dovrei essere contento e motivato. Invece no. Paturnio proprio come fate voi (sì sì, Voi).
Me la farò passare e ripartirò.
Devo pagare il fisioterapista e nella prossima vita prometto che farò quello come lavoro. Poi chiedere i rimborsi all'assicurazione dell'ufficio sperando che tutto vada bene.
E ripartire, muovermi, sfidare l'apatia novembrina, il freddo, sta' pioggia e ricominciare il discorso interrotto. Che poi significa volermi bene.
Che non è che non me ne voglio, ma alle volte non me lo dimostro. Come facciamo spesso noi maschi con le femmine.
E invece me lo merito proprio. E non è egoismo, ne vanità. E neanche training autogeno.

domenica 31 ottobre 2010

Hansel e Crepet

Hänsel e Gretel, figli di un povero taglialegna che non riesce più a sfamare la famiglia, sono stati condotti nel bosco: lì, i due bambini vengono abbandonati. Vagando per la foresta, i fratellini trovano finalmente una radura, dove vedono una piccola casa. Si avvicinano e, con stupore, scoprono che la casetta è tutta fatta di dolci che loro, per la fame, si mettono a mangiare.   Mentre stanno sgranocchiando le pareti di marzapane, dall'interno della casa spunta una vecchietta. Molto affabile, questa si offre di ospitare i due fratelli. I bambini, non sapendo dove andare, accettano grati la sua ospitalità...   Ma, ben presto, Gretel e il fratello si rendono conto di non essere più liberi, ma prigionieri di una strega: il maschietto - troppo magro - viene messo all'ingrasso, dentro a una gabbia, così da metter su un po' di carne perché è destinato a diventare il pasto della strega, ben decisa a mangiarselo quanto prima. Gretel - che, dovendo fare le pulizie, è libera di girare per la casa- riesce con un trucco a spingere la strega dentro la stufa, uccidendola. Libera Hänsel e così, i due bambini, impadronitisi dei beni della morta, tornano a casa dai genitori ormai ricchi e senza problemi economici per il futuro.

Non c'è che dire, una favola profondamente educativa. La morale è che puoi fare tutte le cazzate che vuoi, ma se alla fine sei sufficientemente senza scrupoli da approfittare delle situazioni in cui ti sei cacciato, te la caverai alla grande. Anche a costo di commettere reati, che però la tua coscienza non percepirà come tali. Non solo: il fine ultimo non è neanche quello di salvare la pellaccia, ma quello di uscirne arricchiti economicamente.
Praticamente la storia di Pietro Maso. Una favola modernissima...