lunedì 22 novembre 2010

Oceano di furbizia

L'attuale Dalai Lama, il 14°, Tenzin Gyatso, per gli amici "Oceano di Saggezza" ha annunciato che nel giro di sei mesi, forse approfittando di una finestra pensionistica che solo lui può vedere dall'alto della sua illuminata visione, andrà in pensione.

Lo dice con la serenità di chi ha fatto il muratore per 40 anni ed invece è stato la figura più rappresentativa del buddismo tibetano, praticamente l'equivalente del Papa, ma senza tutti quei bei vestitini firmati addosso. Premio Nobel nel 1989 per la resistenza non violenta contro la CIna, che considera il suo paese, nè più nè meno come noi consideriamo la Val D'Aosta: un bel posto in cui fare le escursioni in montagna, non certo il centro di irradiazione di una fede che mal si combina con gli ideali totalitari del regime cinese.

Poichè il Dalai Lama è sempre stato scelto come reincarnazione del suo predecessore (ricordate il film Kundun di Scorsese?), identificata attraverso segnali mistici e premonitori, fa particolare scalpore l'idea che il Dalai, si dimetta. Non vi dico quanto il fatto che lui pensi che il prossimo Dalai potrebbe essere una donna, anche attraente,  possa essere rivoluzionario per un paese che si fonda su tradizioni millenarie.


Eppure, pare sia tutto vero. In realtà si tratta veramente di una furbata bella e buona. Dimettersi e designare una donna sarebbe un doppio schiaffo ai tentativi di intrusione cinese. I cinesi infatti custodiscono in una cella di sicurezza il 15° lama predestinato e per loro vedere un nuovo lama designato in autonomia e per giunta donna, in spregio alla volontà cinese sarebbe un affronto inaccettabile.

Ma Tenzin se la ride, con quelli occhietti furbi e quel sorriso che scioglierebbe un iceberg. Come un bambino mai cresciuto ma allo stesso tempo dotato di una saggezza soprannaturale, muove le sue lente mosse su una scacchiera a forma di mandala, conscio del fatto che il tempo, solo il tempo, gli darà ragione. E per uno che ha come prospettiva la reincarnazione capite anche voi che il tempo è un fatto del tutto relativo....

mercoledì 3 novembre 2010

Arte Moderna?

Il marito: «Scusa ma che ci fa un’opera di Kounellis nel bel mezzo della mostra di Licini?». Risposta della moglie: «Ma che Kounellis! Non vedi che ci cade davvero l’acqua nella bacinella? Piove dal soffitto!». Ancora il marito: «Quanto scommettiamo, non vedi come è transennata l’area? Questa è arte povera cara mia, è tutto spiazzamento, elevazione dell’oggetto comune ad opera d’arte».

Intervento (salvifico e accompagnato da sorrisino imbarazzato) di un’addetta alla sala: «Signori, in effetti, la galleria si scusa perché questo è uno spazio nuovissimo e appena riqualificato, ma con tutta questa pioggia sgocciola acqua dal soffitto e siamo costretti a raccoglierla in una bacinella».


Ho da sempre difficoltà a gestirla, l'arte moderna. Mi dicono che devo lasciarmi andare e percepire l'emozione che trasmette, senza soffermarmi sull'oggetto artistico in sè.
Ma il più delle volte l'unica emozione è frustrazione da presa per il culo.
Cui subentra il secondo sintomo classico: il dubbio che quell'opera avrei potuto metterla assieme anch'io. Se ci riesco con i mobili dell'Ikea, posso farcela anche con la maggior parte delle installazioni d'arte povera.

Certo a me manca il lampo del genio. O forse il tempo di grattarmi la pancia e pensare a come mettere nel sacco i poveri fruitori dell'opera...

lunedì 1 novembre 2010

Live Responsibly

Ripartire è la parola d'ordine. Ero tornato dalla vacanze con un braccio quasi funzionante e una discreta voglia di fare. Mi sono messo a dieta e mi sono iscritto in palestra. Niente di particolare, un pò di cyclette e tapis roulant con camminata veloce, che le mie povere ginocchia scricchiolano come quelle di pinocchio quando è in burattino mode. Poi mi misurano la pressione e la trovano alta (come sempre del resto) e parte un turbillon di esami clinici nei quali si scopre che il colesterolo di una ventenne, la glicemia di adamo, prima della mela, il cuore batte preciso anche sotto sforzo. Mi dicono che non devo bere fumare usare poco sale fare più moto e mangiare meno. Tutte cose che già faccio.
Unico disturbo un certo prurito al petto dovuto alla depilazione forzata per fare l'esame: mi sta crescendo uno zerbino sul torace, nel quale comporrò la parola W E L C O M E. Il lavoro mi pesa un pò non in quanto tale ma perchè per ragioni organizzative son sempre da solo e i dialoghi più lunghi sono con i fornitori che sollecitano i pagamenti. Non mi lamento, ci mancherebbe: il lavoro ce l'ho, non è a rischio e pago il mutuo in scioltezza. Ma mi si è fermato lo slancio. Persi 8 chili in un mese e mezzo e raggiunto un accettabile stato di forma e di umore, dovrei essere contento e motivato. Invece no. Paturnio proprio come fate voi (sì sì, Voi).
Me la farò passare e ripartirò.
Devo pagare il fisioterapista e nella prossima vita prometto che farò quello come lavoro. Poi chiedere i rimborsi all'assicurazione dell'ufficio sperando che tutto vada bene.
E ripartire, muovermi, sfidare l'apatia novembrina, il freddo, sta' pioggia e ricominciare il discorso interrotto. Che poi significa volermi bene.
Che non è che non me ne voglio, ma alle volte non me lo dimostro. Come facciamo spesso noi maschi con le femmine.
E invece me lo merito proprio. E non è egoismo, ne vanità. E neanche training autogeno.